From Italy ... Dream Atmosphere
Tino Luciano nasce in Sardegna nel 1953 e comincia a dipingere giovanissimo. La personalità schiva, a volte enigmatica, lo ha tenuto spesso lontano, nonostante le pressioni, dalle esposizioni ufficiali. Le sue personali, finora, sono state rare. In un’epoca che pecca per eccesso di comunicazione, a volte priva di veri contenuti, Luciano appare come un artista insolito. La suggestione delle correnti surrealiste e metafisiche del secolo appena trascorso è ciò che immediatamente riconosciamo tra i riferimenti culturali che nutrono l’imagerie dell’artista. Ma, ad un livello più profondo, si coglie lo straordinario amore per l’arte del Rinascimento europeo che, pur senza avere mai dirette citazioni, permea in modo impalpabile eppure evidente tutte le sue opere. Esse vivono in una dimensione spazio-temporale che ha con la realtà dei legami solo apparenti: sono piuttosto delle concezioni poetiche e intellettuali, in cui le immagini si configurano come metafore dai molteplici significati. Figure evanescenti e pensose, oggetti misteriosi, raffinati particolari, si compongono sulle tavole con un gusto che ricorda i preziosismi fiamminghi, senza mai scivolare in un descrittivismo puramente formale, perché ogni singolo dettaglio è allegoria di altro, come nei sogni. Esse operano in noi una fascinazione che riporta alla luce pulsioni ed emozioni sopite nel nostro inconscio, che si ricollegano tra loro, in un desiderio di comunicare l’incomunicabile oltre i confini dello stabilito, quotidiano rapporto verbale, oltre i confini del quadro stesso,, fino alle cornici, strutture anch’esse simboliche di un limite inesistente tra realtà e sogno. A fare da contrappunto a queste atmosfere oniriche è il rigore con cui le opere sono composte. I suoi quadri hanno spesso il sapore di tavole antiche, una vaga allusione a mondi lontani riportati a noi con i segni di un tempo immaginifico, che ha inciso la materia conferendole un cromatismo delicato, estraniante e misterioso. Il colore diviene, a sua volta, un mezzo per riflettere la luce che, anche in questo caso, non è “reale”, non ha una fonte: è una luce interiore, malinconica, che avvolge gli oggetti, facendone all’improvviso risaltare un particolare. Sarebbe impossibile e anche assolutamente inutile tentare di svelare l’arcano significato di ogni dettaglio. Equivarrebbe a cercare di decifrare l’immaginario sensuale e ironico dell’artista, di svelarne le più intime pulsioni, utilizzando un codice razionale. Mentre l’unico linguaggio per metterci in contatto con lui è quello del sogno: una dimensione straordinaria in cui l’uno si può riconoscere nell’altro.
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